Il tempo modifica la forma materiale delle cose, generandone anche la metamorfosi del senso. Ecco perché il passato giunge a noi in frammenti. Ed ecco perché interpretare il passato non è impresa facile. Si tratta sempre di ricostruire un’immagine completa partendo da pochi lacerti sopravvissuti. E, ulteriore difficoltà, di cercare di far sgorgare di nuovo il senso che quell’immagine completa che si presume di aver ricostruito aveva forse suscitato in chi – un tempo – l’aveva vista. Il nuraghe Albucciu è prezioso sotto questo profilo, perché presenta elementi che non troviamo in altri nuraghi. Lo raggiungiamo facilmente, data la vicinanza col centro abitato di Arzachena. Lo riconosciamo nella sua struttura mista: nuraghe a ‘corridoio’ e nuraghe a ‘tholos’ si sposano in un’architettura omogenea. In origine era un edificio a due piani, ora rimane solo quello inferiore. Otto mensoloni – ecco la peculiarità – sono ancora visibili sporgere dalla muratura, testimonianza residua del coronamento completo che doveva in antico sorreggere, come in tutti i nuraghi, una balaustra lignea. I reperti sono di interesse notevole. Ricordiamo in particolare i frammenti di lingotti ‘ox-hide’, panelle, spade votive. Questi ritrovamenti consentono di indicare come fase di utilizzo del nuraghe nell’Età del Bronzo Recente e Finale (1300 – 900 a.C.), anche se appare probabile collocare la sua fondazione nell’epoca precedente. Per un breve periodo fu abbandonato, per poi conoscere una nuova occupazione tra l’800 e il 700 a.C. con funzione sacra. La gestione di Nuraghe Albucciu è in comune con la gestione di Arzachena Tomba dei giganti li longhi