Nel nostro viaggio, gli incontri con le testimonianze del passato suscitano uno strano effetto. Questo: la sensazione che la Sardegna non sia del tutto transitata fuori da quel mondo. Che la sua storia non sia del tutto ‘storia’ ma ancora contemporaneità. Certo, è una sensazione… Villaggi e monumenti come quelli che ci apprestiamo a visitare concorrono potentemente a suscitare tale sensazione. Ancora un villaggio e ancora un’area sacra ci attendono, infatti: circa cento capanne, due tempietti a ‘megaron’ (strutture rettangolari con il caratteristico prolungamento anteriore e posteriore denominato in antis) protetti da recinti sacri e due sepolture megalitiche. Le capanne presentano due tipologie: capanne isolate – presumibilmente le più antiche – e capanne raccolte in ‘isolati’, ossia formate da insiemi di vani circondati da un unico muro e convergenti su un cortile centrale. Una delle capanne circolari è denominata ‘capanna delle riunioni’, a causa della presenza di un bancone-sedile che segue l’intero perimetro murario interno. A segnare inequivocabilmente il villaggio è la funzione sacra dei due edifici rettangolari, i due tempietti ‘a megaron’, che rappresentano il cuore pulsante dell’abitato. La vita del villaggio ha inizio a partire dalla fine del Bronzo Antico (intorno al 1600 a.C.), per concludersi nel Bronzo Finale (800 a.C.). La gestione del Villaggio di Serra Orrios è in comune con la gestione dei Nuraghe Mannu e il Villaggio di Tiscali