Ciò che chiamiamo ‘cultura’ è l’insieme di elementi che costituiscono il mondo di ciascun essere umano: gli spazi della vita, gli spazi della morte. Gli abitati; i luoghi del culto; le necropoli. L’area di Tamuli, non distante da Macomer, è una sorta di compendio di questi spazi. Una sintesi del sistema architettonico che riproduceva simbolicamente il mondo nuragico. Comprende tre tombe dei giganti, un villaggio, un nuraghe e una fonte. Le tombe presentano un impianto canonico, ma la loro peculiarità è rappresentata da sei betili conici disposti al lato della tomba I: tre interamente lisci, tre segnati ciascuno da due elementi ‘mammellari’ in rilievo. La bellezza di questi elementi è tale da non richiedere parole per spiegarla. Ogni commento, anzi, ne offuscherebbe la potenza. Il nuraghe è una struttura ‘complessa’, costituito cioè da più torri. Sono tre, nel nostro specifico caso: il mastio, a cui si addossa un bastione a due torri. Il villaggio ci attende non distante dal nuraghe, mentre la fonte non è visibile nelle immediate vicinanze. La datazione del complesso è riconducibile al Bronzo Medio (1500 – 1200 a.C.). Non capita frequentemente di poter ‘vivere’ l’esperienza di un viaggio all’interno di un microcosmo completo come questo. Portiamola con noi, consapevoli di aver incontrato un’opportunità preziosa.