Può succedere – spesso, succede, in Sardegna – di sentire qualcuno impegnato in una discussione che ha per tema i nuraghi. E non è raro che si inneschi tra i partecipanti al dialogo una sorta di ‘gara’ a stabilire qual è il ‘nuraghe più grande’. In linea di massima, i candidati che si contendono questo primato sono due: Su Nuraxi di Barumini e l’Arrubiu di Orroli. Scegliamo di non seguire su questa strada i nostri duellanti. Abbandoniamo il falso problema del primato dimensionale, privo di senso tanto quanto quello sulla primazia cronologica, per concentrarci sull’identità del monumento. Ebbene, siamo in presenta di un colosso: un nuraghe dotato di mastio centrale, originariamente a due piani, circondato da un possente bastione a cinque torri, un ulteriore cortina di antemurale dotata di sette torri. Intorno, il villaggio, in corso di scavo. Segnaliamo la capanna dotata di bancone-sedile interno, indizio canonicamente interpretato come riflesso della funzione dell’ambiente: si tratterebbe di una ‘capanna delle riunioni’. Le indagini scientifiche in corso hanno consentito di datare la fase di vita più intensa dell’insediamento tra il Bronzo Medio e il Bronzo Finale (1300 – 900 a.C.). All’iizio dell’Età del Ferro (900 – 800 a.C) si ebbe una brusca interruzione della vita del complesso. Dal 200 a.C. fino al 500 d.C. sul crollo di due cortili furono creati e utilizzati dei vani destinati alla vinificazione e ad altre attività agricole.